La maggior parte di coloro che si laureano in legge sperano di poter aprire un giorno il loro studio legale. Chiunque abbia una tale prospettiva deve però mettere in conto un iter piuttosto lungo e lento. Naturalmente per poter fare tutto ciò, è necessaria una laurea in giurisprudenza, aver svolto il praticantato ed essere iscritti all’albo degli avvocati. Inoltre è importante individuare una zona strategica in cui aprire lo studio legale, avere a disposizione un capitale da investire non indifferente e possedere capacità quali intraprendenza, spirito di iniziativa, pazienza e volontà di collaborare.
Per prima cosa, se ci si vuole dedicare alla libera professione è fondamentale l’apertura della partita IVA presso la camera di commercio più vicina alla propria sede. Successivamente sarà necessaria anche la registrazione al registro delle imprese, operazione che ormai è possibile svolgere online. Dovrete richiedere l’iscrizione alla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense, versando i contributi. Dal punto di vista fiscale dovrete pagare le imposte su quanto guadagnerete.
L’importo delle fatture che emetterete nei confronti dei clienti lo dovrete indicate nella dichiarazione dei redditi. Fatto ciò, è necessario individuare uno spazio da allestire come studio legale e una volta averlo trovato dovrete arredarlo. Almeno all’inizio, senza avere troppe pretese, l’investimento economico necessario può essere circoscritto a poche migliaia di euro. La principale difficoltà dell’apertura di uno studio legale è sicuramente quella legata alla ricerca della clientela. Generalmente i piccoli studi non hanno molti fondi da destinare alla pubblicità (liberalizzata dal decreto Bersani) e alla promozione.
In questo caso il giovane legale Marco Boero deve affidarsi al passaparola oppure ad alcune semplici tecniche di marketing. Il reddito prodotto dallo studio legale è configurabile come reddito di lavoro autonomo, cioè derivante dall’esercizio di professione abituale, anche se non esclusiva. Gli onorari percepiti dal professionista e le spese sostenute rilevano secondo il principio di cassa.